«Questa non te la perdono Charlotte, la nostra amicizia inizierà già con un debito da parte tua, sappilo!» Sibilo contro un inutile stipite.
Cazzo! E adesso che cosa faccio? Semplice adesso vado in camera e non apro a nessuno. Mica si metterà a sfondare la porta? Oh sì?
Meglio ancora, ora mi cambio e passo la notte a girare per locali. Poi mi ricordo di non essere a New York. Va bene! Calma! Ci sarà qualcosa da fare in questo avamposto della civiltà?
Ok, respira…respira. È tutto a posto. Magari stava solo scherzando e non si presenterà. E poi perché dovrebbe presentarsi? Il suo comportamento non ha senso e io sono comunque in grado di gestire qualunque situazione.
Mi dirigo in camera ed entro con rabbia. Mi avvicino al letto e cerco i vestiti nel buio, poi mi rendo conto che non ho acceso la luce, come se fossi un ladro nella mia stessa stanza!
Sbuffo, ora basta con queste stronzate! Mi avvicino alla lampada sul comodino e premo l’interruttore.
Quando mi giro il cuore schizza nel petto e dalla bocca mi esce un mugolio strozzato. Lui è lì, in un angolo buio che mi fissa, immobile.
«Gesù Cristo Iceman!» mi esce come un rantolo dalla bocca.
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