L’incontro con colei che incarna uno dei pochi affetti che ho nella vita è stato del tutto casuale ed è avvenuto circa 7 anni fa, subito dopo gli accadimenti in Afghanistan, in un momento buio della mia vita, nel quale stavo riflettendo seriamente sul mio futuro nella Delta. Per mia scelta, trascorsi un certo periodo facendo esclusivamente l’istruttore delle reclute; un lavoro impegnativo, certo, ma quasi impiegatizio se confrontato al servizio attivo. Improvvisamente avevo più tempo libero e orari più regolari che mi consentivano di mantenere anche una parvenza di vita sociale. Feci amicizia con Malcom, un addestratore delle unità K-9, ossia quelle dei cani operativi nelle forze speciali. Come tutti, avevo già avuto contatti con loro durante certe missioni nelle quali l’apporto delle unità cinofile era prezioso. Ho sempre amato gli animali, ma il mio stile di vita non mi ha mai consentito di averne uno. Malcom mi propose un giro turistico e una sbirciatina agli allenamenti e io accettai.
Fu allora che conobbi Regina, una delle poche femmine presenti nell’unità, addestrata alla ricerca, al soccorso e al combattimento. Era un bellissimo esemplare di pastore tedesco a pelo lungo, con due occhi intelligenti, ma tristi. Mi dissero che se ne stava per ore rintanata in un angolo, rifiutando qualunque contatto, in attesa che tornasse il suo addestratore, che era stato anche il suo “partner umano” in missione. Sfortunatamente però – mi informarono – lui era stato ucciso da una mina in Iraq, durante un’operazione nella quale la stessa Regina era rimasta ferita, come dimostravano le cicatrici sul suo muso. Da allora, lei non aveva più voluto nessuno. Le avevano provate tutte e ora stavano decidendo il suo destino. Non so perché lo feci, fui spinto da un istinto, ma mi avvicinai; ero più che convinto che mi avrebbe ignorato, eppure provai lo stesso a parlarle, con dolcezza. Non appena udì il suono della mia voce, lei si riscosse dal torpore e mi saltò addosso leccandomi la faccia. Restammo tutti di sasso, ma più tardi capimmo il perché. L’ex partner di Regina era figlio di immigrati scozzesi e, come me, non aveva mai perso del tutto l’accento; quando le parlai, lei lo riconobbe immediatamente come qualcosa di familiare.
Qualche giorno dopo Malcom mi chiamò e mi disse che Regina aveva iniziato a rifiutare il cibo. Implicitamente lui mi stava chiedendo un aiuto, visto che ero l’unico verso il quale lei avesse provato un certo interesse.
In sintesi, Regina iniziò di nuovo a mangiare, ma solo dalle mie mani e, non appena andavo via, ritornava nel suo angolo. Aveva deciso di adottarmi e io alla fine feci lo stesso. Complice la proposta di Jonas, avevo appena preso la decisione di lasciare l’Esercito e, dato che lei non era più utile nel servizio attivo, mi permisero di portarla via con me. È da allora che stiamo insieme. È una delle creature più dolci, lunatiche e tenacemente fedeli che conosco, e l’affetto che le do mi viene restituito centuplicato.
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