In ascensore, improvvisamente, lei si appoggia alla parete, mento in fuori e atteggiamento da gattina in calore. «E così sei una guardia del corpo? E mi scorterai fino alla mia camera per sincerarti che nessun malintenzionato mi importuni, vero?»
Cazzo, sembra la frase di un film porno di infima categoria. Dire che è proprio negata è poco. Ma crede davvero di poter giocare con me come fa con gli invertebrati con i quali si accompagna?
È dovere morale di ogni uomo che si rispetti far capire alle donne come lei che il mondo non gira intorno alla loro figa. Un po’ di strizza terapeutica le servirà, così giusto per riequilibrare il suo universo.
La sbatto contro la parete e dico una frase stupida, di quelle che lei si aspetta da “uno come me”, uno che la eccita anche se non lo ammetterebbe mai neanche con se stessa. Posso essere tutto ciò che lei vuole e anche di più, per me è un gioco da ragazzi.
Il problema è che volevo solo spaventarla, ma quando mi trovo a pochi centimetri dalla sua bocca non riesco a trovare nessuna ragione valida per non approfondire la lezione. In fin de conti non è male.
In realtà non sono uno da baci, di solito li considero necessari preliminari che piacciono alle donne; le eccita e ciò rende il resto dell’interazione più semplice, per cui ho imparato a farlo bene.
Quando la bacio tenta di darmi un calcio nelle palle, mi vien quasi da ridere di fronte alla sua tecnica ridicola. La afferro per i polsi ed evito agilmente il colpo.
Bene, bene, vuole giocare sporco? E guerra sia.
Le mie intenzioni sono di approfondire il bacio per qualche secondo e poi lasciarla a bocca asciutta, ma all’improvviso lei cede e risponde.
Diavolo, mi piace!
Non ero preparato a questo e un brivido mi corre lungo la schiena e si propaga a zone più ricettive. Cazzo, farsi venire un’erezione non è il miglior modo per esprimere indifferenza. Be’, visto che ora giochiamo a carte scoperte, tanto vale togliersi qualche soddisfazione.
Faccio scivolare la mano sul suo seno e poi proseguo verso quella gonna che, nel frattempo, è salita. Non appena tocco il bordo delle sue autoreggenti, la sento trattenere il respiro: un ansimo e poi un “no” appena sussurrato esce dalle sue labbra.
Maledizione! Non vorrei fermarmi, era da molto che non sentivo così forte il brivido della conquista. La guardo per un breve istante e tutto mi dice che lei mi vuole. La midriasi delle pupille, il deglutire in continuazione e l’erezione dei capezzoli non lasciano adito a dubbi.
Potrei proseguire, potrei prenderla, lo so. Tuttavia un no resta un no, anche se bugiardo. La lascio andare, non senza un certo sforzo di volontà, a dir il vero.
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