Se lo sono litigato.
Meno male che è un ebook, altrimenti le due contendenti avrebbero fatto a pezzi il volume, a furia di tirare.
Fatto sta, che Amneris Di Cesare e Maddalena Cafaro mi hanno presentato DUE recensioni (non capitava da secoli!). E io le scodello qui. Oggi tocca ad Amneris (vado con l’alfabeto, non si sa mai…).
Cinque stelline per Amneris Di Cesare
Dora è una giovane ragazza in carriera. Ha fatto tutti i passi giusti: laurea in letteratura americana a pieni voti, stage presso case editrici di un certo rilievo e ora un lavoro di assistente del capo in una delle case editrici più in vista di New York. Tutto sembrerebbe renderla felice ai massimi livelli e invece no. Perché a Dora non basta avere uno stipendio e portare il caffè al capo la mattina appena arrivata al lavoro. Lei ha sogni, ha ambizioni e la sua massima aspirazione è fare la editor. Per il momento sta lavorando affinché ciò avvenga, facendo sacrifici, mantenendosi da sola nella Grande Mela, cosa non facile, considerato lo stipendio basso che riceve e il costo che ha vivere nella Metropoli. Infatti abita in un appartamentino fatiscente nel Bronx, ma tiene duro. Perché lei è una tosta.
Lex è il bellissimo, sexy e “molto miliardario”, rampollo di una delle famiglie più importanti di New York. Concupito da tutte le più belle donne del pianeta, ricco da far schifo, è il capo di Dora, nonché un perfetto stronzo figlio di puttana. Cinico, egoista, la vera declinazione di tutti gli aggettivi più negativi uno possa pensare di enunciare. E infatti non si smentisce: a causa di un fraintendimento con una ghost writer che era uso strapazzare bellamente sul divano durante le riunioni di lavoro private a casa sua, rischia di mandare a monte l’uscita dell’ultimo capitolo di una saga dalle vendite stellari, perché la ghost writer in questione proprio sul più bello si ribella e chiede molto di più di un cachet milionario: vuole il cuore di Lex. E Lex che di cuori non ne ha affatto, non ne può certo regalare così facilmente. Molto più semplice sostituire la ghost writer con qualcun altro. Basta trovarlo, questo qualcun altro.
Inizia così Big Apple, scritto da Marion Seals. Le difficoltà anche tecniche che mi hanno impedito di leggere questo romanzo mi avevano inizialmente fatto pensare che probabilmente il “karma” non volesse che io lo leggessi. Ultimamente mi sono ritrovata a dover scrivere recensioni non facili e non positive e mi son detta: “hai visto mai?”. Ma già alla sua uscita sia il titolo che la bella copertina mi avevano incuriosito ed ero stata lì lì per comprarlo io stessa, quando la possibilità di leggerlo per una recensione mi ha fatto capitolare. Complice una giornata di Pasqua trascorsa da sola, risolte le difficoltà tecniche, et voilà.
Quello che mi ha subito attirato è stato lo stile: rapido, veloce, una scarica adrenalinica a ogni periodo. In pratica, fin dall’incipit – per inciso, la parte più difficile in assoluto in un romanzo da scrivere – sono stata “agganciata”. Una volta iniziato a leggere non sono più riuscita a staccarmi e a fare una pausa. La seconda cosa che mi ha piacevolmente sorpreso è lo stile e il linguaggio usati: schietto, contemporaneo, sincero. Nessuna ipocrisia nel mascherare parole con termini “diplomatici”: quando la parolaccia è necessaria, la Seals usa la parolaccia. Quando deve usare termini anglofoni, lo fa, con disinvoltura e anzi, con una certa sfrontatezza. Ho spesso immaginato il volto dell’autrice sogghignare e mostrarmi il dito medio, ma la cosa mi ha divertita e non fatto infuriare. L’ironia in questo romanzo la fa da padrona e ho riso, trepidato, e qualche volta anche inumidito le ciglia, perché no? Ci sta, ci vuole anche questo perché un romanzo mi conquisti e così è stato.
I due protagonisti, Dora e Lex, sono fantastici. Tridimensionali, anzi, forse veri e propri ologrammi che vedevo muoversi in casa e quasi potevo toccarli. L’odio iniziale tra loro è palese, così ben descritto e soprattutto mostrato – e nient’affatto mandato a dire – che ti ci appassioni subito. Ti siedi sul divano e pensi: “e adesso vediamo come fa a farli innamorare questi due!”
Non solo loro: Randy, l’amico gay di Dora, Bud, l’amico cinico di Lex, Luther, Roger, George, Thomas, e tutti gli altri personaggi “minori” sono talmente ben disegnati da lasciarti col dubbio che forse i protagonisti non siano poi solo quelli principali. Ho adorato tutte le citazioni e anche l’arguta ironia con la quale l’autrice ha svolazzato persino sulle 50 sfumature.
La trama non ha una sbavatura, dicasi una, a cercarla con il lanternino. Potrei dire, criticando, che qua e là ci sono dei piccoli refusi, ma le difficoltà tecniche avute inizialmente mi portano a pensare che sia un problema di conversione di file piuttosto che di vera mancanza di correzione di bozze. E poi diciamocela tutta: andare a cercare la “i” mancante in un testo così ben scritto, così ben strutturato è come dichiarare platealmente che l’uva era acerba e che in fondo in fondo nemmeno ti piace tanto, quell’uva.
La giornata di Pasqua è trascorsa vedendo me stesa sul divano a sognare di Manhattan, Bronx e grattacieli, vivendo una storia d’amore molto sui generis e adorando ogni singola scena, dialogo e immagine. Ci sono parecchie scene ho,t ma descritte bene, senza diventare sedute cliniche davanti a un medico specialista. Quasi 500 pagine lette in un solo giorno e senza saltare una riga. Un record.
Domanda all’autrice: vero che ci sarà uno spin-off solo su Randy? Vero?
Cinque stelline per Maddalena Cafaro
New York, mondo dell’editoria. Da una parte abbiamo un giovane imprenditore di successo, dall’altra un’assistente personale che desidera farsi notare per le sue capacità di editing. Qualcuno potrebbe pensare che è una storia già vista, già sentita. Ammetto di averlo pensato anche io. Ma ho dovuto ricredermi e per farlo non ho impiegato molto, sono bastate le prime due pagine. Siamo davanti a una storia che non ha nulla da invidiare a quelle prodotte da scrittrici d’oltreoceano. Uno stile diretto, fresco, sfacciato. Dal primo momento si viene catapultati nell’ufficio di Lex e nella sua vita per nulla semplice, con alle spalle una famiglia alto-borghese che è un concentrato di tutti gli stereotipi che si potrebbero trovare in famiglie blasonate. Ci manca solo che abbia le giacche con lo stemma di famiglia! L’essere anche prestante non fa altro che aumentare l’autostima che devono avergli iniettato da bambino. Dall’altra parte abbiamo una giovane donna frutto di una coppia che più improbabile non si può pensare, come dire figlia di Sheldon e Penny e con questo avrete compreso il settanta percento di questo personaggio. Dora è una persona intelligente ma anche spontanea e aperta, dura, forte, con alti principi, che non si ferma alle apparenze e va dritta per la sua strada quando ha un obiettivo.
Due persone agli antipodi direte, impossibile un qualche tipo di incontro, impensabile che possano tollerarsi nella vita privata. Ma se il destino ci mettesse la coda? Se Lex avesse bisogno di Dora? E se Dora avesse per le mani un’opportunità che non si può e non si deve rifiutare? E se in realtà sotto tutto quel ghiaccio apparente ci fosse molto di più?
Personaggi eclettici e completi, pieni di mille sfaccettature, ma non sono i soli. Quando un personaggio secondario è curato al pari di quelli principali e ha tutte le caratteristiche per essere il conduttore della storia non possiamo parlare più di secondari. In Big Apple abbiamo moltissimi co-protagonisti.
Ad iniziare dal migliore amico di Dora, Randy, una persona che a guardarla ti fa urlare contro il cielo per l’ingiustizia. Perché? Ragazze, rassegnatevi: Randy gioca nella vostra stessa squadra, quindi fantasticate pure, ma senza perderci il sonno.
Luther, il padrone di casa, è un uomo dal passato torbido, ma che ha trovato il modo di redimersi, un uomo che dalla vita ha imparato molto e che dà una mano alle persone a cui vuole bene.
Questi sono solo alcuni dei personaggi che vi faranno sorridere, mentre leggerete Big Apple. Una cosa che in molti dimenticano è che non servono decine di pagine per delineare un personaggio, a volte, bastano poche righe, mezza pagina e già un personaggio ti rimane nella mente anche quando hai terminato la lettura.
Non vi lascerò stralci dal libro, né vi dirò altro, questo per un solo motivo. Dovete leggere Big Apple. Chi mi conosce lo sa, non sono una persona larga di voti, anzi, di solito con i self sono anche più severa, sarà che i libri delle CE sono di autori che sono una certezza per me, mentre per i self vado di passa parola e non sempre rimango soddisfatta. Il più delle volte rimango delusa.
Per fortuna, Big Apple è arrivato in un momento di profonda sfiducia, in un momento in cui mi ero depressa e stava per arrivare il blocco del lettore. Grazie, Marion Seals, mi hai dimostrato che ci sono autori self che mettono molta cura nei propri testi, al pari di autori affermati e coccolati da grandi CE.
Questi i link al blog http://babettebrown.it/big-apple-recensione-a-quattro-mani/ – http://babettebrown.it/big-apple-recensione-a-quattro-mani-2/
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